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Astensione 23 - 24 febbraio 2012
Pubblichiamo la lettera aperta inviata alla Ministro Severino per spiegare la peculiarità della professione di avvocato penalista e non equiparabilità della stessa ad un prodotto commerciale.
LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Illustre Signor Ministro,
i prossimi 23 e 24 febbraio gli avvocati penalisti italiani si asterranno dalle udienze.
Non lo faranno per la difesa delle tariffe forensi o per altre rivendicazioni parasindacali, i penalisti italiani si asterranno perché gli interventi legislativi sulla professione forense degli ultimi mesi pongono in pericolo il diritto dei cittadini di essere assistiti da avvocati realmente indipendenti, forti, preparati e liberi.
Ci riferiamo, prima di tutto, al fatto che la nostra attività sia considerata esclusivamente sotto gli aspetti economici, equiparando la professione legale ad una merce e dimenticando che essa coinvolge beni costituzionali di rango primario.
Ci riferiamo, poi, alla nuova disciplina delle società professionali, una soluzione che non trova eguali in altri Paesi, ed introduce un modello nel quale il singolo avvocato, trasformato in un dipendente amministrato da chi avvocato non è, perderebbe la sua autonomia ed indipendenza, ed a farne le spese sarebbe l'assistito.
Ci riferiamo alla idea, astratta e dannosa, che ritiene ormai inutile che un avvocato si formi nelle aule dei tribunali, per un periodo congruo. Lei sa bene quanto sia importante la pratica vera, il confronto nelle aule di giustizia, per un penalista, perché solo lì un giovane impara a confrontarsi con l'immensa forza che lo Stato mette in campo quando esercita la pretesa punitiva. Non è cosa che si impara senza viverla sul serio, così come non si impara a fare il medico senza toccare la carne dei malati.
Ci riferiamo, ancora, al fatto che tutto questo parlare di ammodernamento curiosamente non ha neppure sfiorato una delle cose che manca, da sempre, e di cui c'è drammaticamente bisogno: la specializzazione, unica soluzione che coniuga competenza e merito con l'effettività della difesa. Una mancanza che appare paradossale, nel terzo millennio, di fronte ad un corpus di norme sterminato, di fronte a riti processuali diversissimi tra loro, che stride in maniera clamorosa rispetto a quel che avviene, di nuovo, nel campo della professione medica. Quale persona si affiderebbe ad un ortopedico per un intervento al cuore? Eppure nella materia legale può succedere, e gli effetti sono assai negativi per i cittadini.
Ci riferiamo infine, al controllo sui noi stessi, sugli avvocati, sui comportamenti deontologici, che vanno vagliati con serietà perché i cittadini devono poter contare su difensori che improntino il loro comportamento a canoni rigorosi; con una sterminata platea di oltre 250.000 iscritti è necessario rinnovare lo statuto dell’avvocatura, le regole disciplinari, attraverso una riforma organica, non con interventi estemporanei come si è fatto negli ultimi mesi.
No, Signor Ministro, non è la questione delle tariffe o delle parcelle che ci preoccupa, ma la difesa di una funzione, quella del penalista in particolare, che è essenziale in un sistema giudiziario moderno e che non può essere misurata dagli indicatori economici, perché non si misura la libertà.
Roma, 13 febbraio 2012
La Giunta
Delibera di astensione del 25 gennaio 2012
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali,
viste
le proprie precedenti delibere del 30/11/2011, del 21/12/2011 e, da ultimo, del 15/1/2012 con la quale si proclamava lo stato di agitazione dei penalisti italiani,
preso atto
che ormai da molti mesi i provvedimenti normativi che si succedono intervengono sulla materia della professione forense in maniera tale da indebolire fortemente, non solo l’autonomia e l’indipendenza, ma anche la figura sociale dell’avvocato, equiparando ad una merce la tutela dei diritti e negando, a differenza di quanto giustamente avvenuto per la professione sanitaria, la specificità del ruolo in rapporto ai beni costituzionali che lo stesso garantisce all’interno della giurisdizione;
che le reiterate richieste di bloccare gli interventi normativi settoriali e riprendere il cammino di una legge di riforma organica sono rimaste inascoltate mentre si è dato corso alla introduzione di norme, spesso estemporanee o pasticciate – che, tra l’altro, trascurano del tutto la specificità dell’esercizio della professione in campo penale - con strumenti legislativi sommari, che contrastano in maniera evidente con la materia e restano solo l’espressione di una dichiarata avversione al confronto con il mondo forense;
considerato
che l’apertura a società di capitali nell’ambito delle società tra professionisti, soprattutto se prive di alcuna limitazione quanto al controllo societario e all’amministrazione, pone a gravissimo rischio, con la perdita della effettiva indipendenza ed autonomia del singolo professionista, le garanzie del cittadino coinvolto in un procedimento penale;
che non si è neppure riflettuto sul rischio che tale conformazione dell’attività professionale faciliti persino il controllo degli studi legali da parte di capitale di sospetta provenienza;
che l’ambigua soluzione contenuta nel DL appena varato riguardo al tirocinio professionale, legittimando sia pure in maniera residuale una pratica “virtuale”, nei fatti slegata dal reale esercizio della professione, si pone quale anticipazione di soluzioni altrettanto erronee e posticce sui temi dell’aggiornamento e della specializzazione;
che questi aspetti sono stati fin qui ignorati poiché la materia è stata valutata e decisa solo sulla scorta di petizioni di principio mercantili, del tutto astratte dal contesto dell’Avvocatura italiana, caratterizzata da alluvione dei numeri, progressiva perdita di preparazione universitaria di base, caduta deontologica, mancata modernizzazione del sistema ordinistico, mancato riconoscimento normativo e regolamentare della specializzazione;
che, in particolare, l’azione governativa, la quale pure si proclama a tutela dei cittadini, ha fin qui ignorato il tema fondamentale della specializzazione in campo forense, unica vera riforma che garantirebbe un avvocato moderno e realmente in grado di assicurare una giustizia di qualità;
evidenziato
che occorre ribadire con forza che in questa materia deve essere preminente il diritto dei cittadini all’effettività della difesa, non i postulati di carattere economico e neppure l’interesse corporativo dell’Avvocatura;
che proprio in questa corretta prospettiva, l’autonomia, l’indipendenza e la qualificazione professionale dell’avvocato sono strumentali alla garanzia del cittadino in particolare nel settore penale ove il bene da tutelarsi è la stessa libertà personale;
che tali principi non contrastano con la normativa europea, come in maniera propagandistica si continua a sostenere per introdurre soluzioni che non trovano riscontro in altri paesi;
che, per altro verso, la perdita di qualità professionale dell’avvocato determina inesorabilmente la caduta qualitativa della giurisdizione nel suo complesso;
che, per queste ragioni, l’Avvocatura penale, che è stata in questi mesi al fianco del CNF e delle associazioni specialistiche forensi nella richiesta di una riforma organica della professione, non ha alcuna intenzione di aderire a battaglie di retroguardia o a difendere assetti chiusi o corporativi, ma che, altro sono le difese di interessi di categoria, altro è il tema che coinvolge l’assetto della professione forense in relazione agli aspetti che sono strumentali alla garanzia dei diritti dei cittadini di primaria rilevanza costituzionale,
proclama
l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale degli avvocati penalisti per i giorni 23 e 24 febbraio 2012, nel rispetto della normativa di legge in materia e del codice di autoregolamentazione;
chiede
che sia dia corso alla riforma della professione forense ed in ogni caso si eliminino le disposizioni che limitano autonomia ed indipendenza degli avvocati, garantendo un tirocinio legato all’esercizio effettivo, introducendo la specializzazione;
che comunque in sede di conversione in legge del DL governativo il Parlamento apporti le correzioni necessarie a garantire i beni costituzionali coinvolti e a riconoscere immediatamente la specializzazione in campo forense;
indice
una manifestazione nazionale dei penalisti italiani per il giorno 23 febbraio 2012 a Roma secondo un programma che verrà al più presto reso noto;
dispone
la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti dei due rami del Parlamento, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, a tutti i Parlamentari, ai capi degli uffici giudiziari.
Roma, 25 gennaio 2012
Il Segretario Il Presidente
Avv. Franco Oliva Avv. Valerio Spigarelli
Pubblicato il 16/02/2012